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La Commissione Europea indaga su iBookstore per pratiche anticoncorrenziali

La Commissione Antitrust dell’Unione Europea ha aperto un’indagine sulle pratiche anti-concorrenziali di Apple e cinque grandi editori, Hachette Livre, Harper Collins, Simon & Schuster, Penguin e Verlagsgruppe Georg von Holzbrinck, tutti rei, secondo l’accusa, di aver operato in maniera anti-concorrenziale sul mercato degli ebooks con una serie di accordi datati 2010.
Apple e gli editori, è questo che dice fra le righe il comunicato ufficiale diffuso oggi, avrebbero agito comunemente per minare alla base il predominio di Amazon nel settore e per riuscire ad introdurre sul mercato libri ad un prezzo medio più alto rispetto a quello – eccessivamente basso per gli editori – di 9,99€ che l’azienda di Jeff Bezos aveva reso ampiamente popolare.

Al vaglio della commissione c’è il famoso “agency model”, scelto da Apple in accordo con i cinque gruppi editoriali, che non impone nessun acquisto massivo di eBooks (come invece fa Amazon) ma garantisce invece agli editori il 70% di quanto incassato al momento della vendita. Non è tanto la natura, legittima, del modello di business ad interessare la Commissione quanto il fatto che l’attivazione di tale modello abbia potuto contribuire alla nascita di pratiche che potrebbero essere giudicate anticoncorrenziali.

Philip Elmer DeWitt su Apple 2.0 ci offre con la consueta lucidità e immediatezza un chiaro spaccato della situazione citando una class action attualmente in corso presso la U.S. District Court del distretto della California del Nord. Anche in quel caso l’accusa nei confronti di Apple e degli editori è di aver formato un cartello anti-concorrenziale finalizzato a contrastare lo strapotere di Amazon, negli U.S.A. ancora più “preoccupante” per gli accusati rispetto alla situazione europea.

Nei documenti d’accusa della causa statunitense patrocinata dallo studio Hagens Berman (che vanno interpretati per ciò che sono, quindi come un insieme di elementi riuniti per sostenere l’accusa), si legge:

“Dato il vantaggio accumulato da Amazon e la user-base sempre in crescita, gli editori sapevano che nessuno avrebbe potuto rallentare Amazon e forzare unilateralmente un aumento dei prezzi di vendita degli eBook.
Se un editore avesse agito da solo e avesse provato ad alzare i prezzi per i propri titoli, quell’editore avrebbe rischiato immediatamente di perdere un volume di vendite sostanziale e in crescita.
Per non rischiare una significativa perdita nelle vendite in un mercato a crescita rapida come quello degli eBook, gli editori qui nominati come parte accusata hanno risolto il problema coordinandosi fra di loro (e con Apple) per forzare Amazon ad abbandonare il proprio schema di prezzo favorevole per il consumatore”.

Redazione

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