Nell’intervista a Businessweek che ha rilasciato ad inizio dicembre, Tim Cook ha ufficializzato l’intenzione di riportare la linea produttiva di un modello di Mac negli Stati Uniti. Dopo tanti anni, insomma, ci sarà di nuovo un computer Apple che porterà la scritta “Made in U.S.A.”. I mercati non hanno fatto una piega e non hanno mostrato alcuna risposta positiva a questa dichiarazione, anche perché si parla di un investimento assai contenuto. In compenso i rumor su quale Mac sarà il prescelto per il processo di assemblaggio sul suolo patrio continuano a girare. L’ultimo candidato, dopo il Mac Pro, è un altro desktop: il Mac mini.
L’ultimo rumor arriva direttamente da Taiwan: il “solito” DigiTimes sostiene che Apple abbia intenzione di spostare negli Stati Uniti la produzione del Mac mini, lasciando comunque in carico a Foxconn la supervisione della produzione.
“Al momento,” scrive la pubblicazione asiatica, “Foxconn possiede 15 basi operative negli Stati Uniti e si dice che la compagnia preveda di iniziare il reclutamento di lavoratori per delle nuove linee di produzione automatizzate nel 2013.”
A supporto di questa testi il DigiTimes cita delle ricerche interne secondo le quali nel corso del 2013 crescerà significativamente, fino a raggiungere gli 1,8 milioni di unità vendute. Numeri un po’ campati in aria che, in realtà, contraddicono quel che sostiene il report della testata.
A quanto è dato sapere ad oggi, infatti, Apple riserverà alle operazioni di produzione in patria un investimento di circa 100 milioni all’anno. Secondo i calcoli dell’economista Dan Luria una tale cifra potrebbe giustificare la produzione di non più di un milione di unità del prodotto all’anno in uno stabilimento che occuperà non più di 200 persone. Due indicatori che sembrano puntare ancora all’ipotesi Mac Pro più che a quella Mac mini.
Philip Elmer DeWitt aveva già analizzato la questione e delineato altre prove indiziare che puntano al Mac Pro come miglior candidato per la produzione negli States:
Quello che non è ancora chiaro è se la linea produttiva stabilita negli U.S.A. sfornerà solamente Mac destinati al mercato americano. E’ un aspetto nodale per considerare “validi” i punti delineati da Elmer-DeWitt. Produrre negli States e spedire in giro per il mondo sarebbe poco conveniente per un Mac Pro, mentre sarebbe fattibile per un dispositivo più piccolo come il Mac mini.
Giusto per intorbidire ancora un po’ le acque non va dimenticato che per adesso gli unici Mac con la dicitura “Made in U.S.A.” arrivati sul mercato sono tutti iMac di nuova generazione, usciti probabilmente da una qualche fase di test di uno stabilimento americano. Perché testare le produzione dell’iMac, dunque, se poi i Mac prodotti in patria saranno i Pro o i mini?
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