Schiller, Federighi e Bud Tribble intervistati da MacWorld: il Mac è per sempre

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Per festeggiare il trentennale del Mac, Apple ha pubblicato un video celebrativo e un mini-sito dedicato. E i dirigenti non sono di certo rimasti in silenzio in occasione di una ricorrenza così importante. Tim Cook si è concesso alla rete ABC per un’intervista che verrà messa in onda oggi, alle 18:30 (ora di New York) mentre i SVP Craig Federighi, Phil Schiller e il VP Bud Tribble hanno rilasciato un’intervista a Jason Snell di Macworld in cui parlano del passato, del presente e del futuro del Mac.

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E’ interessante che assieme a Federighi e Schiller fosse presente Bud Tribble. Dirigente di lungo corso, Tribble faceva parte del Team Macintosh, che sotto la guida di Steve Jobs lavorò alla realizzazione del primo Mac.

“Una quantità incredibile di idee e di inventiva finirono dentro la metafora del primo Mac”, spiega Tribble nell’intervista. “Ci sono frammenti di DNA così forti che sono durati per 30 anni. Il segno di quella forza e dei principi fondamentali – il fatto che il Mac dovesse essere facilmente approcciabile e si potesse imparare ad usarlo semplicemnente guardandolo, il fatto che si dovesse piegare alla volontà della persona e non piegare la volontà di quella persona alla tecnologia – quei frammenti sottostanti sono ancora applicabili ad altri nostri prodotti”.

Al SVP Craig Federighi la responsabilità di reiterare un concetto importante, ovvero che le preoccupazioni di chi teme una “iOS-izzazione” forzata di OS X sono prive di fondamento:

“La ragione per cui OS X ha un’interfaccia diversa da iOS non è che uno è arrivato prima e l’altro dopo o perché quello è il vecchio e questo è il nuovo. Questo dispositivo (un MacBook Air, n.d.t.) è stato levigato nel corso di 30 anni per funzionare in maniera ottimale con una tastiera e un mouse”.

Secondo Federighi chi cerca di unire le due cose – computing tradizionale e tecnologia touch – con un monitor speciale o una tastiera che “si allaccia” al tablet sta facendo una cosa tanto ovvia e semplice quando concettualmente sbagliata.

Lo scopo per Apple, dunque, non è l’unione forzosa di due modelli così lontani fra loro, bensì l’assottigliamento sempre maggiore dei confini fra i dispositivi, in modo che all’interno dell’ecosistema Apple il passaggio da iPad a Mac a iPhone sia sempre più “seamless”.

Ma il successo di iPhone e iPad non sono forse una minaccia per la sopravvivenza del Mac, che oggi non ha più un ruolo rilevante nella generazione del fatturato Apple?
Phil Schiller dice di no, ed anzi, conferma che semmai è il contrario. Il Mac continua ad avere un ruolo centrale nella strategia Apple e il fatto che iPad e iPhone abbiano “scaricato”
la pressione dal Mac, fa si che in questo settore Apple possa spingersi ancora oltre, con idee innovative che osano ancora di più.

Anche Tribble è dello stesso parere: “ciò che ha messo il turbo al Mac è stato proprio l’avvento dell’iPad e dell’iPhone”. Il motivo? Lo scambio di idee fra i team di lavoro, con ingegneri che spesso lavorano per entrambe le divisioni. “Questa impollinazione incrociata di idee, il fatto che i team siano gli stessi, ha spinto il futuro del Mac molto più avanti di quanto potessi sperare”.

L’intervista completa è disponibile sul sito di Macworld.

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