Con un memo inviato internamente, Apple ha invitato i propri dipendenti a partecipare in via ufficiale alla parate del Gay Pride che si terrà a San Francisco nel mese di giugno.
Non si tratta di un semplice consiglio, quanto di un vero e proprio endorsement della manifestazione, tanto che Apple sarà presente anche con uno stand per gestire la registrazione dei dipendenti e dei loro familiari e per offrire ai partecipanti la colazione e qualche maglietta commemorativa.
La scelta di sostenere pubblicamente la manifestazione non sorprende. Apple, nel corso degli ultimi anni, ha più volte dimostrato la propria posizione libertaria nei confronti delle unioni omosessuali, nelle parole e nei fatti. L’azienda, così come molte altre grandi aziende della Silicon Valley (e non), offre senza distinzione gli stessi bonus familiari ai dipendenti eterosessuali e omosessuali (come la copertura assicurativa sanitaria del coniuge).
Il CEO Tim Cook ha più volte dimostrato il suo sostegno a favore di politiche pro-LGBT. Giusto il mese scorso, dal suo account Twitter ufficiale, Cook ha preso posizione sulla ENDA, la legge sulla non-discriminazione sul posto di lavoro, chiedendo al Parlamento di onorare , con un’approvazione della proposta, il 50° anniversario della legge sui diritti civili. Per sostenere la nuova legge Tim Cook aveva addirittura scritto un editoriale per il Wall Street Journal, lo scorso anno.
E non è solo “marketing”, perché queste iniziative sono già riuscite ad ottenere risultati positivi e soprattuto fattuali. Un esempio su tutti: l’intervento di Apple contro una legge statale dell’Arizona che avrebbe discriminato gli omosessuali sul posto di lavoro è stato utile perché sulla legge arrivasse il veto degli organi legislativi statali.
La legge, se fosse passata, avrebbe messo certamente in discussione l’investimento nella famosa fabbrica di zaffiro di Mesa; i politici hanno preferito tutelare i posti di lavoro dei loro concittadini, rispetto agli interessi di una piattaforma politica bigotta e retrograda.
[via]