Il grafene è il materiale del futuro (e Apple, Samsung e Google lo vogliono)

di Redazione Commenta

Graphen

Il silicio e il germanio hanno rivoluzionato il mondo. L’elettronica è nata grazie a questi due semiconduttori. La prossima grande rivoluzione tecnologica potrebbe essere legata ai nanotubi di carbonio e al grafene: più forte del metallo, più flessibile della gomma e con una conducibilità maggiore rispetto a quella della maggior parte dei metalli. E c’è da giurare, almeno secondo Bloomberg, che Apple e Samsung si faranno battaglia anche qui.

Il grafene è un piano di atomi di carbonio (gli stessi di cui sono fatti grafite e diamanti) disposti in una configurazione piana. Legati tra loro in una struttura esagonale, gli atomi di carbonio sono più resistenti di quando danni vita al Metallo. Flessibile e dall’alta conducibilità elettrica, il grafene è quasi invisibile all’occhio nudo e può essere applicato su altri materiali e componenti, come transistor, per la creazione di display flessibili.

Apple, Google e Samsung sarebbero più che interessate all’acquisto di proprietà intellettuali legate al grafene e alla produzione di dispositivi impossibili senza questo materiale. Il problema: produrre il grafene è complicato e costoso. Benché il carbonio sia disponibile in grandi quantità sulla terra, non è così semplice spingerlo a prendere la forma del grafene (la sostanza è stata isolata per la prima volta solo nel 2004).

Ora le più grandi aziende del mondo si rivolgono con occhi speranzosi a Hon Byung Hee, professore della Seoul National University, che ha brevettato una tecnica per la produzione di massa degli schermi basati sul grafene:

La nostra tecnologia per la produzione del grafene sta ricevendo grande interesse da aziende come Apple, Samsung e persino Google.

Apple, però, cerca di non dare nell’occhio mentre esegue questo tipo di ricerche, e Bloomberg non è riuscita a scucire alcuna altra informazione a Hee. Diversamente da Samsung, i brevetti di Apple che parlano di grafene sono pochissimi, ma sembra che l’azienda stia almeno esplorando il settore della ricerca per capire come potrebbe usare il materiale.

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