Psystar Open Computer: unboxing e benchmark

di Redazione 9

Benvenuti all’ultima puntata (salvo novità di rilievo) della saga dei Mac-cloni. Dopo aver appurato che la Psystar non è un’attività di facciata messa in piedi da spietati narcotrafficanti colombiani e dopo un primo video prodotto dall’azienda come prova della propria esistenza, oggi, grazie ad Engadget, possiamo assistere virtualmente all’unboxing di un Open Computer, già Open Mac, e al suo benchmarking. In entrambi i casi non ci troviamo certo di fronte a qualcosa di così entusiasmante come la Psystar vorrebbe farci credere.

Unboxing. Engadget ha avuto modo di “scartare” e testare in questi giorni anche il nuovissimo iMac da 3,06GHz. Lungi da me voler fare un confronto meramente estetico fra le due confezioni ma non è davvero possibile sottacere questa prima differenza. Nell’immagine sotto potete notare la differenza fra le due confezioni. Al di là delle differenze “stilistiche” è possibile notare come il packaging di iMac sia decisamente più ecologico: soltanto due forme di polistirolo contro la nevicata di trucioli antiurto in cui è immerso il Mac-clone.

Una volta estratto dalla valanga bianca, Open Computer si mostra in tutto il suo splendore retrò. Personalmente non credo che la macchina di Psystar possa reggere minimamente il confronto con il design di un Mac, ma bisogna ammettere che la linea del case fa le scarpe a certe aberrazioni stilistiche post-industriali che si vedono in giro.

Benchmark. Open Computer è stato osannato come una macchina che costa come un Mac Mini e vanta le prestazioni di un Mac Pro. Forse in una dimensione parallela alla nostra, dove i Mac Pro non montano 8-core à la Cray, può darsi che le cose stiano davvero così. I test condotti da Engadget ci dicono tutto il contrario. L’Open Computer testato, una versione superiore al modello base, con scheda video NVIDIA e un Intel Core 2 Duo, può vantare delle prestazioni nella media. A livello di numeri puri, si potrebbe dire che la macchina si avvicina alle prestazioni di un iMac della generazione precedente all’attuale dotato di processore a 2,4GHz ed è innegabile che in termini di prestazioni grafiche distanzia di diverse lunghezze Mac Mini e MacBook (dotati tuttavia di grafica integrata e non di una scheda dedicata).

Non si possono però non considerare tutti gli aspetti negativi ininfluenti nei test prestazionali che tuttavia degradano sensibilmente l’esperienza d’uso dell’Open Computer. Come ampiamente ripetuto, gli aggiornamenti non possono essere effettuati correttamente e diventano un’operazione complicata che bisogna gestire manualmente, una spada di Damocle che pende sulla testa dell’utente in attesa di scoprire se un dato update è “sicuro” o meno. Altro aspetto negativo è la rumorosità. Chi utilizza un Mac è certamente viziato dall’incredibile silenziosità del proprio computer. La macchina di Psystar, invece, fa un baccano degno di una turbina a reazione. Il problema, secondo Engadget, è legato al fatto che il sistema non riconosce il controller della ventola di dissipazione, che di conseguenza gira sempre ai massimi regimi.

Grossi problemi anche con il DHCP, che, almeno nel caso della macchina testata da Engadget, va resettato ad intervalli di un quarto d’ora. Problematico anche il riconoscimento, da parte del sistema, dell’audio, della scheda Video e della memoria. Il problema riguarda però solamente il system profiler, in quanto tutto funziona poi correttamente. Da segnalare l’assenza di iLife, non inclusa in OS X, da cui l’impossibilità di testare gli applicativi della suite. Il disco di Leopard è incluso nella confezione ma il computer non lo riconosce e non è possibile utilizzarlo come disco di Boot.

In conclusione. Open Computer costa innegabilmente poco rispetto ad un Mac, ma i compromessi da accettare per utilizzare questa macchina sono davvero molti. In termini di user experience il computer di Psystar non è dunque paragonabile ad un Mac. Quando e se gli Open Computer saranno disponibili per l’acquisto dall’Italia potrete fare la vostra scelta. Personalmente ritengo che 400 euro spesi per l’acquisto un Open Computer non siano un buon investimento. Comprando qualche componente sfuso e creando un hackintosh personalizzato, seguendo le indicazioni dell’osx86project, è possibile ottenere risultati sicuramente paragonabili a quelli di un computer Psystar, che in definitiva è comunque inadatto ai principianti e a chiunque non abbia voglia di smanettare in continuazione per ottenere le dovute prestazioni. O ancora meglio: con la stessa cifra potete acquistare un Asus eeePC da 9″ e divertirvi ad installarci OS X.

Photo Courtesy of Engadget

Commenti (9)

  1. costa come un iphone però..! xdd

  2. secondo me…
    l’open computer..
    e’ una cagata pazzesca!

    ecco cio’ dimostra che il mac va bene perche’ c’e’ sintonia tra il suo software e il suo hardware. Non si puo’ pretendere di avere il massimo della potenza usando componenti economici compatibili messi a caso e non scelti dalla saggia mano di stevie. Contrariamente a quanto sosteneva Charlie Parker in un altro post dicendo che il mac e’ come un pc a livello di hardware e che era una stupidata pensare che il software dovrebbe essere creato solo per uno specifico selezionato hardware.

  3. La cosa di un qualche rilievo di tutta la vicenda mi sembra solo una: tutto ciò è legale.
    Ditte, assemblatori, componenti, ottimizzazioni, e anche aggiornamenti, sono cose che con un po’ di tempo si possono sistemare, invece la legalità (quindi la possibilità di vendere in quantità e non solo qualche esemplare ai più impavidi) è determinante per poter avere dei Mac senza comprare un Apple.
    Forse nessuno di voi ha mai rinunciato ad acquistare un Mac per questioni di prezzo ma vi assicuro che vi sono molte situazioni in cui il prezzo è determinante, soprattutto quando viene moltiplicato per enne esemplari.
    Da ora, se proprio devo comprare un pc economico, almeno posso comprarne uno che è compatibile con Mac OS X sapendo di potercelo installare (o se preferisco già installato) Il tutto ad un prezzo equiparabile ad un pc con un Win installato.
    Alcuni “laboratori di informatica” sono dotati di macchine Apple solo perchè sono le uniche sulle quali possono essere installati 3 OS diversi e relative applicazioni specifiche e per questo quindi si possono fare corsi di qualsiasi cosa.
    Oggi non sono più le uniche, ecco…
    .
    :-) Poi penso che di puntate, la saga ne avrà ancora qualcuna, “alla Perry Mason” però: aula di tribunale, interno giorno, piano americano… :-)

  4. @Pio. Eh eh, si penso anche io che le prossime puntate avranno un’ambientazione come quella da te descritta… :-)

    Sta di fatto che chi compra molti mac (e.g. un azienda) non so quanta convenienza abbia a comperare dei computer che non possono essere aggiornati, che necessitano la presenza continua di un esperto e non danno sicurezze in quanto non riconosciuti dal produttore del sistema operativo. Allora sarebbe molto meglio organizzare un bel parco macchine ubuntu, se si vuole tirare per forza al risparmio. Meglio gestire bene l’ammortamento di una serie di Mac originali e funzionanti che non dovranno essere seguiti da vicino da un addetto assunto appositamente, (o dal povero impiegato di 5° livello che se ne capisce de computer)

  5. ci sono moltissimi hack in giro che non hanno problemi di dhcp, né di silenziosità, etc. etc.
    di solito la velocità della ventola (specificare meglio quale ventola magari) è gestita in modo automatico dall’hardware, certo che con 400€ un assemblato silenzioso come un imac te lo sogni!

  6. qualcuno sa suggerirmi marca e modello di un case simile a questo? il design è alla fine l’unica cosa che si salva, il resto dell’HW è nella media.

  7. @Gian Luca

    Credo siano case ordinati su misura dalla Psystar e non hanno una marca specifica per individuarli. Ti assicuro però che da quanto si legge la qualità è quanto meno scarsa… soprattutto per quanto riguarda la questione rumorosità…

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non verrà pubblicato.

You may use these HTML tags and attributes: <a href="" title=""> <abbr title=""> <acronym title=""> <b> <blockquote cite=""> <cite> <code> <del datetime=""> <em> <i> <q cite=""> <s> <strike> <strong>