iPhone in Italia: quando?

di Redazione 14

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Quando iPhone arriva in Italia? È questo l’oggetto di numerose E-mail che ci giungono in redazione. Purtroppo è un argomento delicato che vogliamo trattare con la massima serietà: divertente è stato il pesce d’Aprile, ma sapete che noi di TheAppleLounge siamo soliti ad attente riflessioni su iPhone in Italia. Cercheremo di capire con prove tangibili la possibile data di arrivo in Italia di iPhone: una “telenovela” che ormai è troppo lunga. A conclusione dell’articolo, una divertente sorpresa.

La febbre in Italia di iPhone ha iniziato a presentarsi il giorno seguente alla sua presentazione ufficiale: si credeva che il lancio mondiale del rivoluzionario telefono di Apple sarebbe coinciso con la prevista data di lancio negli Stati Uniti. Con l’approssimarsi della data di rilascio negli Stati Uniti, si era capito che iPhone sarebbe sbarcato in Italia, e nel vecchio continente, con qualche mese di ritardo: poco tempo dunque, giusto per permettere ad Apple di organizzare la distribuzione in Europa.

Il mercato italiano della telefonia mobile, seppure con le sue note controversie, per i produttori di telefoni cellulari e per gli operatori di telefonia mobile è un mercato molto interessante. Infatti eravamo compresi nei “piani segreti di Apple” per la distribuzione di iPhone in Italia. Contestualmente al lancio di iPhone in Inghilterra, Germania e Francia ci doveva essere anche l’Italia: tutto questo è palese per la localizzazione del firmware 1.1.2 (quello immesso con il lancio Europeo di iPhone) anche nella lingua italiana e per la presenza dei “bundle di configurazione di rete” di Tim.

Tim avrebbe distribuito iPhone in Italia: la certezza, se di certezza si può parlare, la abbiamo leggendo una notizia del celebre sito di informazione “anticonformista” Dagospia. Siccome l’articolo in questione è di qualche mese fa e per poterlo leggere bisogna avere un account, vi proponiamo le parti salienti che sicuramente vi faranno capire meglio tante cose:

Non è bello far incazzare un personaggio come Steve Jobs, il fondatore della Apple che ieri era a Londra per lanciare in Europa l’iPhone, ultima creatura dei telefonini.A inquietare il 52enne genio della Silicon Valley sembra che ci sia riuscito Riccardo Ruggiero, l’euforico amministratore delegato di Telecom che aveva preannunciato lo sbarco imminente dell’iPhone sul nostro mercato. Nelle settimane scorse Jobs aveva fissato un appuntamento con il manager italiano a Cupertino, la piccola città della California dove si trova il cuore di Apple e di molte aziende hi-tech. L’incontro doveva avere un chiudere il contratto per la commercializzazione del telefonino con lo schermo a sfioramento che sta facendo impazzire gli americani. Steve Jobs è rimasto molto deluso quando invece di Ruggiero si è trovato di fronte un giovane biondo con l’aria piuttosto saputella che si chiama Luca Luciani. È uno dei tre collaboratori dell’amministratore delegato di Telecom e si occupa di telefonia mobile. Insieme a Stefano Pileri e a Massimo Castelli, il 40enne Luciani fa parte della squadra che punta a governare Telecom anche dopo l’imminente arrivo degli spagnoli di Telefonica. Al fondatore di Apple hanno raccontato il curriculum di Luciani sottolineando che per un anno è stato assistente di Tronchetti Provera, e poi dal 2004 ha raccolto a Tim l’eredità di Mauro Sentinelli. Il boss di Cupertino ha fatto spallucce e la trattativa per chiudere l’accordo sull’iPhone si è bloccata soprattutto sul punto che riguarda la possibilità di esportare la carta-sim sugli altri cellulari. Ieri a Londra Jobs ha spiegato che Apple ha concesso l’esclusiva all’operatore O2 al prezzo di 269 sterline. Per ciò che riguarda l’Italia la parola è invece agli avvocati.

Ora, non volendo parlare male di Luciani e credendo impossibile che un misunderstanding possa fare saltare un accordo da milioni di dollari, vi proponiamo il famoso video soprannominato la “Waterloo di Luciani”:

Dopo la visione del presente filmato, ammesso che a qualcuno fosse sfuggito, siamo sicuri che qualcuno crederà che è davvero possibile non concludere un affare di milioni di dollari solo per una “brutta prima impressione”. La nostra opinione, sicuramente divertita dal filmato in questione, è sempre la solita: iPhone sarebbe dovuto arrivare in Italia con Tim, solo che non è arrivato e probabilmente, se uscisse un nuovo modello 3g, il modello Edge non lo vedremo mai.

È sicuramente una affermazione forte, lo sappiamo ma le notizie concrete consolidano questa tesi: se dovesse realmente presentarsi a breve sul mercato un iPhone UMTS, non crediamo che Luciani sia talmente pazzo di riempirsi di iPhone Edge quando ormai in Europa li svendono. Proprio questa svendita, e la precedente carenza negli store Apple negli USA, sottolinea l’avvicinamento di un nuovo modello. Personalmente, come ribadito altre volte, vedo l’arrivo di un iPhone UMTS non così vicino: è solo una mia sensazione alimentata dalle mie conoscenze “underground” in quanto i “rumors ufficiali” vanno in un’altra direzione.

Quando a inizio Febbraio vi avevamo proposto la notizia di un iPhone in Italia con TIM, avevamo delle fonti serie: sembra però che non ci sia stato ancora una volta l’accordo tra Steve Jobs e Luciani. E Vodafone? Per quanto trapela dal secondo operatore di telefonia mobile in Italia, sembra che Vodafone rimanga, per così dire alla finestra: un iPhone Edge non era interessante ma la versione UMTS lo è. Se davvero ci sono state forti incomprensioni tra TIM e Apple, siamo sicuri che l’azienda di Cupertino proporrà la nuova versione di iPhone a Vodafone, a meno di un precedente contratto di esclusiva con TIM.

Non è nostra intenzione alimentare lunghe attese e false speranze, al contrario di altri siti presenti nel Mac web: se ritorneremo sulla questione sarà perché avremo notizie interessanti a riguardo o la casella mail intasata ancora una volta da vostre domande a riguardo. A inizio articolo vi avevamo promesso una piccola sorpresa: ecco, iPhone in Italia lo abbiamo già, ed è “distribuito” da Vodafone; se proprio non volete saperne di aspettare o di cambiare operatore c’è sempre la possibilità di sbloccare iPhone.

Ora… sblocco con ZiPhone o con iLiberty+ ? E Pwned? Sentite che dice Zibri, l’italico inventore di iPhone intervistato a Neapolis.

Commenti (14)

  1. Con tutto il parlare che ne abbiamo fatto quando avete pubblicato l’articolo mi sembra quantomeno impreciso continuare a scrivere che Vodafone sta distribuendo l’iPhone, a meno di voler fare del sensazionalismo.
    La distribuzione è ad opera di alcuni titolari di negozi di Franchising Vodafone One (come anche Tim o Wind in realtà) quindi non è certo Vodafone a distribuirli, tantomeno a fornirli ai negozianti!

  2. @Charlie: la “distribuzione” di Vodafone, come avrai letto sicuramente dal link proposto che rimanda all’ottimo articolo di Camillo, è puramente fittizia. La mia voleva solo essere una velata ironia alla situazione in cui siamo finiti: commercianti che “vendono sottobanco” e alla fine poi neanche tanto “sottobanco” un prodotto che non potrebbero avere. Il senso dell’articolo, se letto nella sua interezza, credo sia chiaro: se arriva, arriva con Tim (stando alle notizie attuali). Grazie Charlie per avermi permesso di puntualizzare questi argomenti!!!
    alla prossima!

  3. Repubblica.it stamattina riporta:

    L’iPhone arriva in Italia, Telecom ha già firmato
    http://www.repubblica.it/2005/b/sezioni/scienza_e_tecnologia/mondomac/iphone-italia/iphone-italia.html

  4. Visto grazie!!

    Repubblica.it non è nuova a dare per concluso l’accordo, mi fa piacere però che si parli della nuova versione, cosa che è veritiera.
    Come scritto nell’articolo qui su, il primo interlocutore per Apple in Italia rimane TIM: mi auguro che stavolta le indiscrezioni che Repubblica.it riporta siano finalmente veritiere e che si possa acquistare iPhone “ufficialmente” anche da noi in Italia.

  5. Sono i soliti scoop ballerini, quelli di Repubblica. Non è la prima volta che danno l’accordo per fatto. Comunque vedremo. Siamo nelle ottime mani di Luciani.

    Che tristezza…

  6. Ma mi chiedo… ma a Luciani qualcuno ha spiegato come e’ finita la battaglia di Waterloo?

  7. ARTICOLO DI REPUBBLICA DI OGGI:
    Per la firma è arrivato direttamente Franco Benabè: tanto in quei giorni era già negli Usa per il road show di presentazione della sua ‘nuovà Telecom Italia. Il 31 marzo era a New York, subito dopo è volato verso la West Coast. Destinazione ufficiale, Los Angeles con rapidissimo passaggio a Cupertino, quartier generale della Apple. D’altra parte su questo Steve Jobs è stato tassativo: gli accordi si siglano in sede e ai massimi livelli. Ma è stata una cosa rapida, perché tutto era già pronto a suggellare l’accordo che porterà l’iPhone in Italia tra qualche settimana. Un accordo frutto del lavoro portato avanti da mesi da Luca Luciani, il numero uno di Tim: che sarà pure inciampato nella ‘paperà di Waterloo, ma può comunque fregiarsi del merito di essere riuscito a convincere Steve Jobs a cambiare strategia.

    L’accordo è rivoluzionario perché segna una svolta tanto importante quanto improvvisa nelle strategie del gruppo della Mela. E proprio per questo è rimasto finora coperto, al punto che ancora adesso sono indiscrezioni e voci quelle che trapelano. Rivoluzionario perché proprio con Telecom Italia, e per entrare nel mercato italiano, Jobs abbandonerebbe la formula sulla quale ha finora costruito il successo del suo super-telefono: gli accordi in esclusiva, con un solo operatore in ogni mercato, e il meccanismo della ‘revenue sharing’, in base al quale Jobs incassa una percentuale, e anche molto salata, visto che è il 30%, sul traffico generato da ogni utenti iPhone.

    A grandi linee l’accordo si incardina nei seguenti punti.
    1) Sul mercato italiano non arriveranno i vecchi iPhone 2G ma direttamente i nuovi, di terza generazione: degli iPhone Umts che sfrutteranno al meglio il forte sviluppo delle reti mobili italiane a banda larga.
    2) L’accordo con Telecom Italia non si baserà sulla ‘revenue sharing’: niente più percentuali sul traffico ma un prezzo di vendita più alto. E non di poco.
    3) Infine, non un accordo di esclusiva con Telecom Italia, ma un vantaggio di alcuni mesi accordato al gruppo di Franco Bernabè. Un vantaggio che è già nei fatti: il sistema Telecom è già in sostanza pronto ad accogliere nella sua rete, tecnologica e di vendita, l’iPhone. Un secondo operatore, partendo ora, una volta ufficializzato che gli iPhone italiani non saranno esclusiva di Tim, avrà comunque bisogno di tempo, Andando fuori dal generico: Vodafone o H3g, probabilmente i primi operatori a beneficiare della mancanza di esclusiva, dovranno correre se vorranno fare in tempo a portare i loro eventuali iPhone sul mercato per la campagna del prossimo Natale. Per l’estate 2008 ci sarà comunque solo Tim.

    Sulle prime sembra uno strano accordo. Telecom Italia ci guadagna parecchio: si porta a casa l’iPhone per prima e pagando molto meno degli altri prima di lei. Ma perché Jobs avrebbe accettato tutto questo?

    La capacità di iPhone di fare mercato è innegabile. Circolano numeri impressionanti. Per esempio, dagli Usa, il primo mercato in cui Jobs ha lanciato il suo cellulare circa un anno fa, risulta che At&t abbia venduto già 3milioni di terminali, un milione dei quali solo nell’ultimo trimestre. Ma ancora più impressionante è il dato secondo cui poco meno della metà di questi 3 milioni di iPhone At&t in circolazione siano stati attivati da nuovi utenti, utenti che hanno lasciato il loro precedente operatore per passare ad At&t proprio per avere un iPhone.

    Quali ragioni hanno allora spinto Jobs ad abbandonare la vecchia strategia della ‘revenue sharing’?

    La spiegazione è nel fatto che questa formula non può reggere ancora a lungo.

    Il mercato sta cambiando. La telefonia mobile mondiale si sta muovendo rapidamente verso Internet. Vuol dire che la parte ricca del business dei telefonini non sarà più la voce, che avrà costi sempre più bassi, ma il traffico dati. E anche qui, non tanto un prodotto ‘basicò come il semplice flusso di bit, ma servizi avanzati a pagamento. Il sistema dei ricavi della telefonia mobile tra qualche anno sarà diviso in tre parti. Da una parte dei costi fissi mensili per voce e connessione semplice. Sono soldi che vanno direttamente agli operatori per il solo fatto di dare accesso alla propria rete ad un utente, ed è una quota che tende a scendere ulteriormente. Poi ci sono i soldi che gli utenti pagheranno per avere servizi premium. Esempio tipico: la musica. Si scaricheranno file musicali a pagamento. Ma si compreranno anche news, video, servizi nuovi come tutti i tipi possibili di controlli a distanza via cellulare e così via. E questa fetta di ricavi andrà ai proprietari dei servizi.

    Infine ci sarà una terza parte legata ai motori di ricerca, al social networking, alle mappe e alle informazioni tipo pagine gialle. E questi saranno gratuiti per gli utenti ma produrranno ricavi da inserzioni pubblicitarie.

    E su quest’ultima tipologia di servizi che è competizione aperta tra le telecom, i fornitori dei servizi e chi sarà in grado di organizzare e gestire tutto questo traffico, ossia soggetti come Google, Yahoo, Microsoft, Nokia ed Ericsson in quanto detentori delle intelligenze di rete.

    In estrema sintesi: il business generato dalla telefonia mobile crescerà, ma sarà sempre meno un business da fatturare in bolletta, ossia dove Jobs va ora ad attingere ricavi attraverso la ‘revenue sharing’.

    Jobs ha dunque iniziato a capire che la parabola dell’iPhone è giunta al suo apice, in quanto prodotto. Anche perché il vantaggio competitivo assicurato dalla tecnologia ‘touch screen’, dal fatto di avere un’efficiente parte ‘computer’ derivante dal kwow how storico di Apple stanno per essere raggiunti dai concorrenti. Samsung e Htc hanno già lanciato i primi smartphone gestibili senza tastiera e toccando direttamente lo schermo. E se anche i primi modelli non sono del tutto all’altezza di Apple, c’è da scommettere che entro una o due versioni avranno colmato il gap. E forse saranno anche andati oltre. E comunque il prossimo autunno scende in campo la corazzata Nokia che lancerà il suo primo ‘touch screen’ in tempo per la campagna del Natale 2008.

    Dunque, Steve Jobs ha tra le mani un bel prodotto di successo. Ma come evitare di fare la fine di Motorola, che non è riuscita a sganciarsi per tempo dal successo planetario del suo Razr, tuttora il singolo modello di telefonino più venduto al mondo, e che per questo è passata in dodici mesi dalle stelle al fallimento o quasi? Bisogna cambiare. Ma come?

    L’iPhone non è un telefonino a banda larga. Va ancora bene per mercati in cui la banda larga mobile non è ancora molto sviluppata. Come gli Stati Uniti. E, in Europa, praticamente tutti tranne l’Italia. La quota di utenti Umts sul totale del maggiore operatore in ogni mercato europeo è chiara: sono il 20% in Francia, il 18% in Gran Bretagna, solo il 15% in Spagna. Ma il 44% in Italia: quasi uno su due.

    In mercati ancora poco sviluppati da questo punto di vista l’iPhone ha soprattutto portato in dote agli operatori un forte aumento della navigazione. Cosa tanto più notevole in mercati ancora molto legati al traffico voce, come quello Usa. La sua facilità di uso, sia per navigare, sia per acquistare prodotti pregiati come musica e video grazie alla sinergia con iTunes, ne ha fatto uno splendido strumento per iniziare gli utenti alla Internet mobile. Ma con il passaggio al mondo 3G le cose si complicano. E la concorrenza aumenta.

    Jobs si è trovato a trattare con Telecom Italia e per la prima volta non ha potuto far valere questo asset, la capacità dell’iPhone di generare traffico dati pregiato: Tim, senza l’iPhone, ha già registrato una crescita della navigazione sui cellulari del 90%. Insomma, il vantaggio competitivo del mercato italiano sul mondo mobile funziona ancora.

    In compenso Jobs si ritrova tra le mani uno strumento finora sottovalutato: un browser. Il cuore dell’iPhone è il software che fa navigare in Internet e si chiama Safari. Dagli Usa arriva un ennesimo numero strabiliante: il 70% degli accessi alla rete attraverso le reti mobili avviene da parte di smartphone con il browser Safari (questo i server lo sanno riconoscere), ossia dagli iPhone.

    E i browser sono la vera nuova frontiera di questo mercato. Non a caso è qui che sta lavorando la stessa Google, con Android. Per Jobs improvvisamente si è fatto chiaro che il nuovo obiettivo primario a cui puntare non è vendere pochi iPhone al maggior prezzo possibile (tra vendita e percentuali sul traffico) ma diffondere il più possibile il suo Safari. Incidentalmente vendendo anche molti più terminali, grazie alla rinuncia alle esclusive,

    E Telecom Italia si è trovato al posto giusto nel momento migliore.

  8. e dunque ci ritroveremo … un iphone piu’ caro ed in piu’ saremo ugualmente pelati dalle tariffe dei gestori.

  9. scusate, ma solo io non riesco a vedere i video? alla fine me li sn andati a cercare e poi vedere su youtube… bah.
    cmq sono contento perchè nn avete fatto come tutti gli altri siti che cercano sempre di dare quel falso barlume di speranza, ma avete elencato solo i fatti!
    complimenti di nuovo per l’articolo!

  10. si è inspiegabile perche in italia e sempre solo in italia dobbiamo prendere queste fregature in tutti gli altri paesi i prezzi sono accessibili qui minimo 500euro per il modello minore.allora su http://www.tellfriend.weebly.com e allora prenderlo d’importazione conviene ancora. in america sono annunciati prezzi tipo 199 dollari.!!!!

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