Android pensava fosse Jailbreak, invece era un calesse

di Redazione 3

Quella che vi raccontiamo oggi è la storia di ciò che si credeva essere il Jailbreak per Android che come sapete è il rivoluzionario (o almeno così si dice) sistema operativo di Google. Una storia avvincente se non fosse che ciò che gli hacker hanno scoperto non era proprio un bug da sfruttare per il Jailbreak, ma un qualcosa di tremendamente mostruoso per gli utilizzatori. Quella che vi raccontiamo oggi è anche la storia di un intervento rapidissimo della cavalleria di Google alla difesa del castello Android: intervento che ha distrutto le intenzioni maligne degli hacker. Ma a cosa servirà poi il Jailbreak di un sistema aperto come Android…

Per chi si fosse perso nella blogosfera le puntate precedenti (no, noi ci siamo tenuti alla larga dal trattare e sbandierare il Jailbreak di Android per motivi che capirete da soli), anche il sistema operativo di Google, il tanto chiacchierato Android, ha avuto il suo Jailbreak: evviva la libertà, giusto?

Peccato che tale “Jailbreak” non deve essere inteso come intendiamo quello per iPhone e iPod touch: ricordiamo che, per coloro che ci seguono da poco, per “Jailbreak” rivolto ai dispositivi touch di Apple si intende una procedura tramite la quale è possibile accedere al files system e quindi “maneggiare i files come meglio si crede” (scusate il linguaggio “terra a terra” ma in questo modo siamo sicuri che tutti possano aver capito).

Il Jailbreak di Android, come sottolinea anche l’autorevole Gizmodo, non è da intendersi come frutto di un complicato exploit creato dopo un durissimo lavoro, ma piuttosto come un metodo per accedere ai privilegi di root senza bisogno di digitare alcuna password: tutto questo tramite un accesso via telnet.

Peccato che tale bug, oltre a essere davvero evidente, permetta a qualsiasi malintenzionato “smanettone”, che conosce l’indirizzo Ip del telefono, di connettersi ad esso con i privilegi di amministratore: davanti a tale bug, Google è corsa ai ripari come qualsiasi altro produttore software farebbe se un suo sistema operativo presentasse una tale falla di sicurezza. Dopo solo tre giorni, periodo in cui Google ha esaminato e sistemato il bug, è stato rilasciato un aggiornamento per Android e tale bug è scomparso. Chapeaux.

Al momento ci è difficile capire perché sia così interessante il Jailbreak di Android: tutti gli sviluppatori, infatti, sono liberi di creare le applicazioni che vogliono. A parte un discorso di pura sfida portato avanti dagli hacker, è lecito pensare alla voglia di “estrapolare Android dal T-Mobile G1” per poi poterlo installare su altri telefoni cellulari, oppure il tutto può essere inteso come il primo passo verso lo sblocco del telefono “free”.

Sarà che Android è disponibile solo da poche settimane, ma la comunità di hacker che gli ruota attorno non è minimamente paragonabile, al momento, a quella che ruota intorno ad iPhone. A proposito, vi chiedete cos’è l’immagine proposta qui sotto? È l’ultima trovata di quei burloni del DevTeam: scaricate la maschera e fatevi una foto. Le migliori saranno pubblicate sul blog di questi simpaticissimi hacker. Chissà se lo sblocco di iPhone 3G è davvero vicino…

Commenti (3)

  1. Le cose stanno un po’ diversamente.
    Non ci si può collegare a Android con i privilegi di root se prima non è stato lanciato telnetd.
    Il bug semmai consiste nel fatto che su Android gira una shell con i privilegi di root che esegue qualsiasi comando inserito da tastiera.

    A margine, perché questo tono sarcastico nei confronti di Android?

  2. io non ho capito tutta la storia fatta nella prefazione dell’articolo, che sembrava precedere il racconto della fine del mondo che fine del mondo non era
    tra l’altro hanno già risolto

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