Pegatron sotto accusa per la morte di un giovane operaio che assemblava iPhone 5c

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La morte di un giovane dipendente di uno stabilimento di Pegatron dove vengono assemblati i nuovi iPhone 5c porta nuovamente in primo piano le condizioni di lavoro degli operai cinesi addetti alla fabbricazione dei prodotti Apple.

Shi Zakoun, il ragazzo deceduto per un’infezione polmonare a Shanghai dopo un solo mese di lavoro alla Pegatron, aveva soltanto quindici anni e l’azienda non avrebbe potuto lavorare presso la fabbrica. Il giovane aveva mentito sulla propria età al momento dell’assunzione grazie ad un falso documento d’identificazione.

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Zakoun lavorava dunque in palese violazione delle leggi cinesi sull’impiego minorile e delle norme imposte dal “codice di condotta” Apple che tutti i fornitore dell’azienda sono obbligati a seguire.

Non è possibile stabilire un legame diretto fra la morte per polmonite dell’operaio e le sue condizioni di lavoro, spiega il New York Times, ma alcuni documenti ufficiali prodotti dalla famiglia mostrano che il giovane avrebbe lavorato fino a 77 ore a settimana, contro le 60 ore (straordinari inclusi) previste sempre dalle norme che Apple impone ai propri “contractors” cinesi.

Pegatron non ha negato la validità dei documenti, ma ha fatto semplicemente notare che nel conteggio non sono comprese le ore di pausa. Anche in quel caso, però, non sarebbe semplice giustificare 17 ore di differenza rispetto alle 60 ore settimanali consentite.

Il caso fa scalpore non soltanto per la giovane età dell’operaio, ma anche perché la morte di Shi Zakoun non sarebbe l’unica.
Secondo gli attivisti di China Labor Watch, un’organizzazione no-profit che si occupa del controllo delle condizioni di lavoro in Cina, presso gli stabilimenti Pegatron sarebbero avvenuti almeno altri 5 decessi sospetti nel corso degli ultimi mesi.

“Data la morte improvvisa di almeno 5 persone e le ragioni analoghe della loro morte”, è il commento di CLW, “crediamo possa esserci una correlazione fra queste tragedie e le condizioni di lavoro nella fabbrica”.

Pegatron si dice affranta per la morte degli operai ma nega ufficialmente che vi possano essere state violazioni delle leggi cinesi o del codice etico imposto da Apple.

Uno zio del giovane Shi Zakoun sostiene che Pegatron abbia offerto alla famiglia un risarcimento di 90.000 renminbi, pari a circa 15.000 dollari, per risolvere il caso ed evitare ulteriori conseguenze.

Dopo la “crisi” dei suicidi presso Foxconn Apple ha amplificato i propri sforzi di trasparenza nell’ambito del controllo sui lavoratori dei propri appaltatori e mantiene un sito dedicato con tutti gli aggiornamenti sull’argomento.

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